Sulla guerra in Ucraina e sui temi di forniture e di armamenti bellici, ha parlato il generale Camporini, che ha rilasciato un’intervista ad Annalisa Chirico per il quotidiano Il Foglio.
Secondo il Generale, in una situazione come quella Ucraina: “L’importante è fornire le armi contro l’aggressore” e sulla distinzione tra armi aggressive o difensive, l’ex capo di stato maggiore dichiara che “l’impiego sul campo dipende dalle condizioni di contesto”.
In merito alle lamentele di Zelensky sulla lentezza nelle forniture di armi, Camporini spiega: “Si fa quel che si può. Alla fine anche il presidente ucraino si è reso conto che la richiesta di No fly zone non era accettabile e ha smesso di parlarne. Ora si discute di inviare ai combattenti mezzi blindati e artiglieria pesante che potrebbero essere considerate come armi difensive”.
Negli ultimi tempi, sempre Zelensky e Biden hanno parlato di genocidio: “È un crimine molto specifico, consiglierei cautela, anche se comprendo l’intento propagandistico. Si parla di genocidio a proposito dello sterminio degli ebrei o del popolo armeno o degli indiani d’America. Dubito che sussistano i presupposti giuridici”.
Dal lato Russia, invece, Putin ha insignito l’onorificenza alla brigata accusata dei massacri di Bucha, ma secondo Camporini: “Avrei atteso a compiere un simile gesto. Temo sia subentrato un pensiero più insidioso: ogni azione compiuta per umiliare il popolo ucraino è consentita”.
Infine, un commento sulla Cina e sul rapporto con il Cremlino, soprattutto dopo l’annuncio da Pechino del rafforzamento del “coordinamento strategico”: “E’ preoccupante. Potrebbe annunciare un’estensione del conflitto. Potrebbe celare l’intenzione di entrare nel conflitto in funzione anti Usa, con un occhio a Taiwan: sarebbe la Terza Guerra Mondiale”.