In un contesto di crisi energetica e di dipendenza dalle importazioni di gas dall’estero, tra guerra in Ucraina e decisioni dell’Unione Europea, ha fatto il punto il Presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli.
Tabarelli, professore a contratto alla facoltà di Ingegneria di Bologna e al Politecnico ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha provato a delineare un quadro per il futuro energetico del nostro Paese.
Secondo Tabarelli, il totale embargo sul gas russo è percorribile, ma “Per ora siamo agli annunci. Ma se varrà per tutti i Paesi membri, la risoluzione del Parlamento europeo è certamente una buona strada”, con effetti sulle politiche energetiche in Italia.
“La prima conseguenza”, dice Tabarelli, “sarà una politica di razionamento: i 29 miliardi di metri cubi di gas che l’Italia importa dalla Russia non sono sostituibili in pochi mesi”.
Nella situazione attuale, si ritorna a ripensare ai giacimenti di metano nell’Adriatico, che potrebbero contribuire a ridurre la dipendenza: “Si dovrebbero innanzitutto superare le lacerazioni” dice Tabarelli, e reputa necessario: “fare chiarezza sul Pitesai, (Piano per la transizione sostenibile delle aree idonee) che dovrebbe fornire regole di pianificazione ma che invece frena le politiche energetiche.”
E dichiara: “I giacimenti di gas inutilizzati al largo delle nostre coste sono un vero peccato. Purtroppo, se anche cominciassimo domani ad estrarre gas naturale, l’Emilia-Romagna riuscirebbe ad assicurarne non più di 0,2 miliardi di metri cubi, una quantità non sufficiente nemmeno per affrontare il prossimo inverno».
La soluzione, conclude Tabarelli, è: “consumare meno. Tagliare la domanda dei volumi di centrali elettriche e imprese energivore: il petrolchimico di Ferrara, le termoelettriche di Piacenza e Ravenna, i cementifici e le industrie ceramiche. Il razionamento del gas porterà inevitabilmente anche a quello dell’elettricità”.
