Il sistema di sfruttamento del calore del suolo è nato due secoli fa in Toscana: un meccanismo che consente di produrre energia pulita, che in Italia è diventato popolare negli anni 2000.
Come riportato dal Corriere della Sera, si tratta di una pompa di calore che mette in circolo acqua attraverso una serie di condutture. Una volta scesa nel sottosuolo, l’acqua torna in superficie a una temperatura più alta e il calore viene convogliato nelle abitazioni, riuscendo a produrre energia elettrica sfruttando il vapore per muovere una turbina.
Grazie alle nuove tecnologie, le pompe consumano oggi molta meno energia di una volta e le moderne trivellazioni riescono ad arrivare senza problemi anche a 3.000 metri, contro i cento metri degli anni passati.
La necessità di rispettare il Green Deal 2030, cioè il raggiungimento del 72% di rinnovabili significa trovare un’alternativa all’acquisto del gas da paesi esteri con cui l’Italia risparmierebbe in bolletta circa 30 miliardi di euro all’anno.
La geotermia, per questo, rappresenta un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica. Le concessioni scadono nel 2024 e andrebbero rinnovate subito per permettere investimenti sul lungo periodo.