In Italia abbiamo imparato a conoscere la Black Axe, la mafia nigeriana, che si sta affermando nei settori chiave della criminalità organizzata come spaccio e prostituzione. Ne abbiamo avuto un assaggio con gli arresti del 30 aprile scorso. Le accuse erano quelle di sfruttamento della prostituzione, traffico di essere umani, truffa informatica e riciclaggio, il tutto aggravato dall’associazione di stampo mafioso. In quell’occasione la mente del gruppo era un 35enne nigeriano, partito nel 2014 dalla Nigeria e sbarcato a Pozzallo, per poi finire nel centro di prima accoglienza de L’Aquila.
Negli anni, racconta La Stampa, la Black Axe è divenuta una struttura criminale globale, una rete che coinvolge circa 30mila persone, come ha rivelato qualche tempo fa uno dei custodi degli archivi digitali del gruppo. I proventi delle truffe finiscono a Benin City, dove Black Axe è nata, nelle mani dei leader dell’organizzazione. Qui vengono assoldati ragazzi tra i 16 e i 23 anni e chi entra a far parte della mafia nigeriana deve affrontare un durissimo rito di iniziazione.
Secondo i dati del 2020 dell’Unhcr, il 70% dei nigeriani che passa per la Libia per arrivare in Europa proviene proprio dall’Edo, stato di cui Benin City è capitale.