“Ragioniamoci sopra” è il titolo del libro di Luca Zaia, in uscita oggi per Marsilio.
In un’intervista al Corriere della Sera, il governatore veneto, distintosi per la gestione virtuosa dell’emergenza sanitaria, ricorda i primi momenti in cui ha avuto a che fare con la pandemia di Covid: “All’inizio, è stato tragico perché avevamo tutti paura di morire. Nessuno aveva le istruzioni per l’uso. Quel 21 febbraio 2020, quando mi hanno detto del primo caso di Covid a Vo’ Euganeo, ero in autostrada, al primo casello, ho preso per Padova”. “Mi sono sentito come se entrassi in guerra”, aggiunge Zaia, “ho preso subito decisioni impopolari, contestate: fare la zona rossa a Vo’; i tamponi a tutti i 3.500 abitanti; chiudere il carnevale di Venezia, le scuole, le chiese, i teatri… Ma lì ti sostiene l’adrenalina. È come mi diceva mio nonno che ha fatto la guerra: il trauma lo avverti quando ci ripensi a mente fredda”.
A proposito di un lockdown per i no vax, ipotesi paventata da alcuni governatori sulla falsariga di quello che sta accadendo in Austria, Zaia ritiene che “l’applicazione del modello austriaco ha oggettivi limiti costituzionali”, ma allo stesso tempo si dice “ottimista sul fatto che si debba investire di più sul dialogo convincendo gli irriducibili a vaccinarsi”.
E sull’obbligatorietà del vaccino: “Se pensiamo a una vera obbligatorietà, qualcuno può forse pensare che in questo Paese si possano accompagnare i cittadini coattamente a vaccinarsi?”.