Diventare tutti un po’ più poveri, mangiare meno carne, viaggiare meno, smettere di essere quello che siamo: occidentali e consumisti. È quanto ci viene richiesto da un ambientalismo tramutatosi in religione, quella ecologista, che Giulio Meotti descrive come il nuovo oppio dei popoli dell’Occidente post-cristiano.
Il giornalista e scrittore ne parla nel suo nuovo saggio “Il dio verde. Ecolatria e ossessioni apocalittiche”, con l’introduzione del filosofo e intellettuale francese Robert Redeke. Un “dio verde”, quello della “religione” ecologista, che considera l’uomo il più malvagio dei viventi.