Si chiama Jewish Lives Matter ed è l’ultimo saggio della scrittrice e giornalista Fiamma Nirenstein.
Un libro che mette in chiaro come l’antisemitismo si sia evoluto negli anni, sovrapponendosi all’antisionismo e divenendo progressivamente qualcosa di più pericoloso, il rifiuto ad ogni politica messa in atto dal governo di Israele.
E allargando altresì i propri confini. In un mondo che considera i palestinesi, inclusi i terroristi, come oppressi, Israele non può che essere oppressore, uno stato di apartheid, e gli ebrei i nuovi “suprematisti bianchi”. Dimenticandosi che Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente e che, al contrario, nella striscia di Gaza vige una dittatura islamista e oscurantista, dove non c’è spazio per i più basilari diritti umani.
In Jewish Lives Matter Fiamma Nirenstein ricorda le “3D” dell’antisemitismo di Natan Sharansky, ebreo dissidente perseguitato in Unione Sovietica e fuggito in Israele. Un insieme di criteri utilizzati per distinguere fra una critica legittima su Israele e una critica illegittima ed antisemita: demonizzazione, doppio standard di giudizio e delegittimazione dello stato di Israele.
L’autrice vede, però, una speranza negli accordi di Abramo, siglati tra Israele e diversi paesi arabi, che potrebbe aprire ad una stagione di dialogo e pace.