Ritorna l’incubo “stagflazione” negli Stati Uniti, tra rincaro energia, penuria di manodopera e di materie prime. L’indice dei prezzi al consumo è di +5,4% a settembre rispetto ad un anno fa. Si tratta del più alto rincaro del costo della vita da dieci anni a questa parte.
Come racconta Repubblica, i rincari si trasmettono anche altrove, per esempio nella spesa previdenziale. L’indicizzazione della Social Security mostra un adeguamento del 5,9% sulle pensioni. Anche gli stipendi sono lievitati e le buste paga a settembre sono cresciute del 4,6% rispetto all’anno prima.
Il clima di incertezza ha poi portato a numerose dimissioni, con la perdita del 3% dei lavoratori in un solo mese. Il 46% delle piccole imprese si vede costretto ad aumentare ancora i prezzi il prossimo trimestre. Le ragioni sono due: da una parte il rincaro energetico, dall’altra la supply chain in stallo.
I prezzi del petrolio stanno superando gli 80 dollari a barile, tornando ai livelli del 2014, e con un incremento del +125%. Mancano i semiconduttori che sono prodotti in Asia e in America ma non sufficienti per coprire tutta la domanda. Alcune aziende hanno deciso quindi di fermare la produzione.
Sul piano logistico, alcuni punti nevralgici sono intasati e bloccati, come il porto di Long Beach (Los Angeles) diventato una sorta di parcheggio. Per il Fondo monetario internazionale l’inflazione rischia di danneggiare la ripresa.