Nove miliardi per la ricerca, è quanto stabilito nella cabina di regia di Palazzo Chigi. “Si tratta di un passo in avanti nell’attuazione del Pnrr”, commenta così il ministro dell’Università e della Ricerca Cristina Messa.
“Sono misure che introducono la necessità di tenere conto della parità di genere, della riduzione del gap generazionale e di attuare i fenomeni di differenziazione tra mezzogiorno e altre regioni”, spiega l’ex rettrice dell’Università Bicocca.
Proprio sulla parità di genere, è stata alzata al 40% la riserva per le ricercatrici donne e saranno ammessi ai bandi solo gli enti che hanno adottato, o si impegneranno a farlo nel primo anno del progetto, un bilancio di genere.
Sul nodo della trasparenza e del merito, il ministro Messa dichiara: “Il grande problema dei nostri concorsi è non accettare definizioni sul concetto di merito. Per quanto si arrivi a identificarlo con indici freddi su pubblicazioni o altri parametri obiettivi poi interviene un elemento di discrezionalità che è imprescindibile altrimenti non dovremmo fare concorsi. Esistono una serie di regole che però ancora non riescono ad eliminare dai concorsi opacità e scelte personali né a darci la spinta ad aprire gli atenei all’esterno per selezionare i candidati migliori. Questo crea sfiducia nel sistema universitario”.