Secondo uno studio di Christopher Hsee, condotto su 35mila americani, in genere le persone sono più felici quando sono indaffarate rispetto a quando hanno del tempo libero. Lo studio, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, mostra come ad un gruppo di studenti sia stato chiesto di compilare un questionario sulla loro università, al termine del quale dovevano aspettare un quarto d’ora per potete procedere con la compilazione del secondo. In alternativa, potevano recarsi in un’altra struttura a un quarto d’ora di cammino e compilarlo da là. Chi ha optato per la camminata, ha riportato un maggior grado di felicità.
Come racconta Repubblica, Hsee ha spiegato che spesso le persone rifuggono la noia e cercano diverse esperienze. Si chiama “avversione all’ozio” e si manifesta perché l’attesa è percepita come fastidiosa, mentre il lavoro come virtuoso.
Chi è occupato è più felice di chi ozia, anche quando la condizione di persona occupata è data dal lavoro e, quindi, viene imposta. Proprio l’avversione all’ozio potrebbe portarci a sentirci in colpa quando entriamo in una fase più libera e proprio per quello desideriamo mantenere una parvenza di lavoro. Con lo smart working questa tendenza è aumentata, considerando che ciascuno di noi, solo utilizzando uno smartphone, sta potenzialmente lavorando.