“L’Italia non è sola: le chiusure scolastiche hanno danneggiato l’insegnamento in molti Paesi. Facciamo tesoro di questa lezione per ammodernare l’istruzione in Europa”, parla Andreas Schleicher, capo del direttorato Ocse per l’istruzione e direttore del programma Pisa (valutazione internazionale degli studenti).
“In molti Paesi, non solo in Italia, i periodi di chiusura hanno avuto un impatto piuttosto drastico sui risultati scolastici. La Dad ha funzionato solo per gli studenti più agiati, che avevano migliore accesso alla tecnologia e buon supporto parentale. La scuola è poi molto importante per lo sviluppo sociale, e anche questo aspetto ha sofferto durante i lockdown. Pertanto l’effetto complessivo è peggiore di ciò che si vede dai soli numeri”, spiega Schleicher in un’intervista a Repubblica.
L’Italia è stato il Paese europeo in cui la chiusura delle scuola si è protratta più a lungo: “Ci sono diverse nazioni che hanno fatto meglio dell’Italia. Come la Francia: non ha chiuso le scuole, o perlomeno solo per un brevissimo periodo. Le nostre analisi mostrano che non c’è quasi relazione tra il tasso di contagio e i giorni di chiusura delle scuole: insomma chiuderle non serve. Poi ci sono nazioni — come il Giappone, la Corea o l’Estonia — che hanno fornito buone alternative digitali all’istruzione, e ambienti di insegnamento molto innovativi. Hanno usato la tecnologia non solo per conservare la didattica esistente, ma per trasformarla”.
Altri Paesi invece non hanno sfruttato meglio le tecnologie a disposizione. Schleicher spiega: “In Spagna si è fatto un uso intelligente della televisione. Con canali con 6-8 ore quotidiane di insegnamento: non solo lezioni standard, ma anche veri show con scopi educativi e contenuti studiati con gli editori scolastici. Molti insegnanti sono diventati “star televisive”. Per gli studenti delle primarie le piattaforme di e-learning non sono molto efficaci e la televisione è una buona alternativa. In Europa sento dire troppo spesso “ricostruiamo ciò che c’era, migliorandolo”. Abbiamo insegnanti che usano la tecnologia per fare le stesse cose che facevamo prima, ma con un computer. Io dico, invece: costruiamo il nuovo, in maniera diversa da prima”.