La transizione ecologica è giusta ma è anche complicata. Lo spiega Andrea Carlucci, vice presidente marketing e prodotto di Toyota Europa che si occuperà del piano di elettrificazione del Gruppo: “Premesso che comunque l’industria si reinventerà in base alle nuove decisioni, bisogna considerare che tutti i costruttori hanno già fatto molti investimenti sulla riduzione delle emissioni, nel 2020 abbiamo rispettato il target dei 95 grammi di CO2 per chilometro e oggi siamo in grado di fare risultati ancora migliori grazie alle nuove tecnologie. Insomma, nessuno vuole contestare le scelte politiche ma è il caso di guardare a tutta la filiera con l’obiettivo di inquinare meno”.
In un’intervista a Repubblica Carlucci riconosce come la transizione porti con sé inevitabilmente dei costi sociali: “Una decisione del genere avrà anche dei costi sociali. Un impatto negativo sull’attuale forza lavoro visto che produrre un’auto elettrica è più semplice rispetto ad una con motore endotermico. D’altro canto, è anche vero che questa riconversione verde può diventare un’opportunità per l’Europa. Attualmente la maggior parte delle batterie vengono costruite in Asia e trasportate in Europa. Questo significa un costo ambientale alto relativo al trasporto e nello stesso tempo favorisce un altro continente. Quindi, occorrerebbe ribaltare la situazione, produrre le batterie in Europa e sempre qui riciclarle. In questo modo sarebbe il vecchio continente a trarre benefici in termini industriali e di forza lavoro. Insomma, sarebbe un modo per compensare la perdita iniziale in termini di forza lavoro”.
Carlucci esprime alcune perplessità, non sugli obiettivi climatici, ma sui tempi: “Per noi la direzione è giusta e comunque non la contestiamo. La transizione è un tema fondamentale, in qualche modo sociologico. Dobbiamo però sempre tenere presente il consumatore, cercando di non imporre scelte troppo onerose. La domanda che ci facciamo spesso è qual è il tempo giusto per cominciare? E ci rispondiamo sempre che occorre procedere per tappe perché il sistema delle infrastrutture non è pronto per un’accelerazione così radicale. Per essere davvero verde devi sviluppare energia sostenibile e almeno ad oggi non è così. Per l’Italia, ad esempio, rappresenta un quinto di quella totale. Dobbiamo essere coscienti che se il consumatore non è in grado di comprare auto nuove elettriche e non ha sistema di ricarica adeguato, diventa tutto molto difficile”.
Una soluzione potrebbe essere quella di una fase ibrida: “L’ideale sarebbe mantenere in vita le altre soluzioni, a cominciare da ibride e ibride plug-in che comunque stanno già abbattendo in modo significativo le emissioni di CO2, soprattutto in un mercato vecchio e inquinante come quello italiano. Ideale è andare di pari passo con lo sviluppo delle infrastrutture per almeno un decennio e nel frattempo esplorare altri fronti energetici e ottimizzare le tecnologie. Crediamo moltissimo nell’idrogeno per il trasporto e la navigazione ma anche questo naturalmente richiede lo sviluppo delle infrastrutture”.