“Il futuro è oggi. Perché il futuro non è mai lontano. I futuri possibili sono tanti, ora però dobbiamo batterci per realizzarlo”, a parlare è il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini, partecipando a TechTalk, organizzato dal Gruppo Gedi.
“Nel governo stiamo ancora ragionando. Ci sono Paesi, come quelli del nord Europa, che hanno fissato il limite al 2030. Altri al 2040. A luglio arriverà l’indicazione della Commissione Europea. Noi presto decideremo, ma direi che il 2040 è una data limite”, queste le previsioni del ministro per l’avvento delle auto elettriche.
Molti i fondi dedicati alle infrastrutture e alla mobilità: “Sono 61 se consideriamo tutti i fondi a disposizione. Serviranno. Le infrastrutture sostenibili sono un concetto nuovo: farlo secondo l’economia circolare vuol dire progettarle per il riuso. E poi c’è il tema del coinvolgimento dei cittadini. Per questo abbiamo costituito una consulta con tutte le organizzazioni interessate. Che sta funzionando, c’è volontà di partecipazione”.
Uno dei punti cruciali sarà quello dei porti: “Hanno un investimento dedicato di 4 miliardi. Direi senza precedenti. Per trasformarli in porti verdi. Che vuol dire? Intanto portare l’elettricità in banchina, così le navi spegneranno i motori a gasolio in porto. E poi ridurre i tempi di logistica per diminuirne l’impatto ambientale. Il cambiamento climatico sta cambiando la logistica. Ad esempio lo scioglimento dei ghiacci ha aperto nuove rotte per le navi a Nord apre per noi prospettive inedite verso l’Africa”.
Altro aspetto della mobilità è il trasporto aereo che ha subito una grande battuta d’arresto con l’emergenza sanitaria: “È uno dei grandi temi: tutte le compagnie si aspettano un recupero dei viaggi. Ma ci vorrà tempo. Gli aeroporti sono cambiati – come luogo – in modo radicale. L’integrazione fra trasporto aereo e ferroviario sarà cruciale. In Germania, ad esempio, Lufthansa ha già fatto un accordo con le ferrovie. In Francia c’è una legge che scoraggia l’uso dell’aereo per tratte che si raggiungono in treno in tre ore. Tutto questo significa una cosa molto semplice: l’Alta velocità deve arrivare in aeroporto”.