È scaduto il termine dei trenta giorni dalla comunicazione della sentenza del Tar del Lazio che richiede al ministero della Salute i verbali delle riunioni delle task force anti-Covid19, convocate a gennaio 2020.
Come racconta La Verità, questi verbali non sono stati ancora consegnati. Sono stati prima definiti incontri “informali”, che però è stata una precisazione irrilevante per il Tar che ha richiesto comunque di visionare i documenti.
Gli avvocati del ministro Speranza si appellano al diritto alla riservatezza, all’immagine, al buon nome e alla credibilità delle persone che hanno partecipato alle riunioni. Chiedono che “vengano omessi i numeri telefonici e gli indirizzi email, e i nominativi degli intervenienti e ogni altro elemento che ne consenta l’identificazione”.
“È fondamentale sapere chi ha detto cosa, discutendo di emergenza sanitaria, la rilevanza cambia a seconda dell’interlocutore che ha fatto una determinata dichiarazione durante gli incontri della task force. Chiedere l’autorizzazione, il via libera a rendere pubblico il contenuto del verbale a chi c’era nelle riunioni, vuol dire solo fare ostruzionismo”, commenta a La Verità, Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia, che assieme a Marcello Gemmato da mesi chiede che sia reso noto il contenuto degli incontri della task force.