“La sfida a cui siamo chiamati è una sfida per i nostri figli. Non c’è un piano B”, a parlare è Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica.
“In cinque anni occorrerà mettere in piedi un piano di proporzioni colossali. Si tratterà di spendere 100 milioni di euro al giorno. L’obiettivo iniziale primario è di accelerare in maniera decisa l’installazione di fonti di energia rinnovabile, a 10 volte la nostra installazione annuale di adesso. Così avremo l’energia sufficiente per abilitare tutte le altre azioni di decarbonizzazione. È solo un inizio però. La rotta arriva al 2050 e la transizione è una maratona”, spiega Cingolani in un’intervista a La Stampa in occasione dell’iniziativa “L’alfabeto del futuro”, promossa da Gnn a Trieste.
Sull’idrogeno, l’ex fisico spiega: “Si può usare già oggi ma la sua produzione non è verde. Ecco perché l’azione primaria è quella di aumentare la quantità di energia verde. Quindi la vera scommessa è mettere a terra la potenza rinnovabile per poter poi abilitare tutte le altre vie come l’idrogeno”.
Sull’ex Ilva, invece, dichiara: “La strada non può che essere quella di rendere l’impianto il più verde possibile, tutto elettrificato e in prospettiva il prima possibile alimentato a idrogeno. In modo da produrre acciaio di altissima qualità, il più verde in circolazione. Il costo di questo acciaio sarà molto elevato. Occorrerà parlare con la Ue e riconoscere che sono stati fatti enormi sacrifici”.