Attualità e politica

Cassese: “Se questo è il momento di dare, bisogna dare anche i posti di insegnante? Il merito torni a scuola”

“Se questo è il momento di dare — come è stato autorevolmente detto — bisogna dare anche i posti di insegnante?”, a parlare è Sabino Cassese. Il 20 maggio scorso il ministro della Pubblica istruzione e sette sindacati hanno firmato un «patto per la scuola al centro del Paese» che il giudice emerito della Corte costituzionale definisce “pieno di altisonanti dichiarazioni ma privo di contenuti, salvo la previsione di procedure urgenti e transitorie di reclutamento a tempo indeterminato”.

Il giorno dopo è stato approvato il decreto legge a sostegno delle imprese, in cui si prevede, tra gli altri, l’assunzione a tempo indeterminato di supplenti con tre anni di servizio, dopo un contratto annuale e il superamento di una prova orale. “Perché la norma è contenuta in un decreto legge destinato a rimediare alle conseguenze delle misure di contrasto alla pandemia, che non pare aver colpito gli insegnanti più di altre categorie? Perché si assegnano posti di professore senza concorso, se la Costituzione prescrive il concorso per l’accesso ai posti pubblici e persino per l’attribuzione delle borse di studio agli studenti? La scuola italiana sarà migliore dopo una lunga serie di reclutamenti senza concorso?”, queste le tante domande che si pone Cassese nel suo editoriale sul Corriere della Sera.

I problemi della scuola sono altri: “Bisogna partire dalla povertà educativa della nostra società. Circa metà della popolazione italiana è composta da analfabeti, analfabeti di ritorno, analfabeti funzionali. Le persone tra i 25 e i 64 anni con diploma di scuola superiore sono quasi il 79% della popolazione nell’Unione europea, poco più del 62% in Italia. Le persone tra i 25 e i 34 anni con laurea o titolo di studio equivalente sono poco più del 33% del totale dei giovani della classe nell’Unione europea, poco meno del 20% in Italia”.

Ancora, Cassese cita altri nodi che meritano attenzione: l’autonomia della scuola, promessa dalla Costituzione, “rimasta a metà”, il sistema delle borse di studio sul modello tedesco per riconoscere il merito ai giovani e anche il riconoscimento verso il lavoro degli insegnanti, da mettere in pratica con progressioni retributive.

“Se si voleva davvero fare un patto per rimettere la scuola al centro del Paese, a questo si doveva pensare, non ad immettere precari in ruolo, al di fuori di procedure competitive”, conclude Cassese.

Redazione

 

 

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