Delle 2.486 pagine del Recovery Plan, versione estesa, inviata a Bruxelles, la Commissione Ue sembra essere abbastanza soddisfatta considerando che le richieste di approfondimento non sono molte.
Come racconta Federico Fubini sul Corriere della Sera, il 19 febbraio sono arrivate da Bruxelles 40 domande. Tra queste, “È indicato il ministero guida incaricato del coordinamento e del monitoraggio complessivo? C’è una chiara indicazione che questo organismo ha un’autorità legale adeguata? Che ha la capacità amministrativa?”. O ancora, “Questo ministero è responsabile di verificare se il Paese ha effettivamente rispettato le scadenze e gli obiettivi? Ne ha la capacità? Sarà responsabile di presentare le richieste di pagamento?”.
Ciò che preoccupa Bruxelles sono i tempi delle riforme: per ciascuna di esse servono tempi precisi, quindi entro fine anno dovrà essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale la riforma del diritto fallimentare ed entro la fine del 2022 quella della giustizia. Entro la fine del 2024 il 65% degli arretrati del processo civile vanno smaltiti.
Dubbi anche sul personale per l’ufficio del processo: “Mille addetti sembrano provvedere più a esigenze strutturali che allo smaltimento degli arretrati”, scrive la Commissione. Il governo ha già fatto sapere che il personale elencato dalla Commissione, composto da ingegneri edili, geometri ed architetti, servirà per l’edilizia carceraria.
Le altre domande convergono sui fondi alle imprese: Bruxelles chiede spiegazioni sui sussidi e prestiti agevolati, invece di garanzie, concessi alle imprese medio-piccole e del turismo. Ancora, sono state inviate richieste di approfondimento sui 300 milioni al Fondo nazionale innovazione e sui fondi da 1,6 miliardi per la costruzione di infrastrutture di ricerca e innovazione. Per il momento il premier Draghi insieme al ministro Franco stanno rispondendo puntualmente ad ogni interrogativo di Bruxelles.
