Jonella Ligresti è la figlia primogenita dell’imprenditore Salvatore Ligresti, vittima di un caso di malagiustizia e prosciolta dopo otto anni. È stata arrestata per ordine della Procura di Torino nel luglio 2013. L’11 ottobre 2016 viene condannata a cinque anni e otto mesi per falso in bilancio e aggiotaggio. La condanna viene poi annullata nel marzo 2019 dalla Corte d’Appello di Torino. Infine il gip di Milano, accogliendo la richiesta della Procura, il 12 maggio scorso, dopo ben otto anni, la proscioglie da tutte le accuse, perché infondate.
Come racconta Il Giornale, Jonella ha trascorso quattro mesi in carcere, tra Cagliari, Torino e Milano, e otto ai domiciliari. Ha perso la compagnia assicurativa di famiglia, la Fonsai, e tutte le sue altre cariche. “Ero la presidente di Fonsai non per chissà quali competenze, ma solo perché ero la figlia dell’azionista più importante. Però il lavoro mi piaceva e andava bene. C’era stata un’ispezione dell’Isvap che aveva raccomandato prudenza su una singola posta di bilancio, chiedendo di rinforzare le riserve, ma nulla di più”.
Ricorda così quelle interminabili ore chiusa in una cella due metri per quattro: “Non avevo fatto niente, non capivo perché ero finita dentro, ma dopo i primi giorni di disorientamento mi sono fatta coraggio: l’importante in prigione è darsi un ritmo, anche se sei in condizione drammatiche. Scrivevo le lettere per le Rom che mandavano notizie ai loro cari e nel caldo insopportabile dell’estate, seduta o sdraiata sul letto 22 ore al giorno, avevo allestito il mio frigo personale nel bidet”.
Oggi Jonella ha cercato di riprendere in mano la sua vita, aprendo un ristorante in Sardegna e dedicandosi alla sua grande passione. “Ma non posso dimenticare che papà è morto in solitudine, in questa casa, mentre il gruppo veniva spogliato dei suoi beni e rimaneva un guscio vuoto, con addosso una condanna pesantissima che gli è stata tolta solo ora che non c’è più”.