“Solo con i concorsi c’è la possibilità di scegliere i migliori”, lo afferma il giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese.
Nel suo editoriale sul Corriere della Sera, spiega: “Se il personale pubblico, all’entrata, alla base, non viene selezionato e accede, poi, al vertice per decisione delle forze politiche (in virtù del nefasto “spoils system”), non possiamo aspettarci che gli uffici pubblici siano composti di competenti e tecnici, e che rispondano alle esigenze della società alla quale dovrebbero offrire il loro servizio”.
I concorsi sono fondamentali per avere un’amministrazione pubblica più efficiente: “I concorsi, cioè la competizione, aperta a tutti, e la vittoria decisa sulla base del merito e in maniera imparziale, rispondono a due esigenze, una della società (dare eguali “chances” a tutti) e una dello Stato (scegliere i più capaci), afferma Cassese.
Le prove devono essere riviste per poter davvero riuscire a premiare il merito. Ma il Professore sottolinea un altro aspetto ancora più importante: “C’è un altro e decisivo argomento per dimostrare la bontà della selezione secondo il merito: se non avviene in questo modo, la scelta degli addetti alle funzioni e ai servizi pubblici avverrà sulla base del clientelismo, delle simpatie politiche, della famiglia di appartenenza, o del caso. Si esaminino i ruoli di alcune categorie di pubblici dipendenti e si noti quanti sono gli appartenenti a certe forze politiche, a grandi famiglie, a clientele, a clan”.