Nella seconda parte del 2021 e per il 2022 l’export del made in Italy potrà fare leva sul settore manifatturiero, alimentare ed elettronico. È quanto emerge dal rapporto Ice-Prometeia che delinea le stime dei diversi settori.
Come racconta il Sole 24 Ore, il 2020 si è chiuso con un calo degli scambi mondiali del 7% su base annua, per l’anno in corso si attende una ripartenza del 7,6% per consolidarsi al 5,3% nel 2022.
Come evidenziano dall’Ice, l’Italia, tra i paesi del G8, si posiziona come seconda per la minore riduzione dell’export durante la pandemia. Carlo Ferro, presidente dell’Ice, evidenzia però il gap tra l’export italiano e quello dei paesi più promettenti. Nel 2021 e 2022 l’import di manufatti degli Usa aumenterà del 14,4% a fronte del 2,1% dell’Italia, mentre in Cina la crescita sarà del 13,7% mentre la quota italiana sarà dell’1,2%.
I mercati rilevanti saranno anche quelli dei 15 Stati tra Asia e Oceania che hanno aderito all’accordo di libero scambio Rcep, un mercato da 39 miliardi di euro in cui l’Italia ha ancora quote minime (1,3% nell’alimentare e 3,3% nella meccanica).