La strada verso il pass vaccinale europeo presenta non pochi ostacoli. Il Parlamento ha approvato ieri le modifiche al regolamento che prevedono che chi è in possesso del pass non sia tenuto ad ulteriori restrizioni, come test o quarantene. Ma il Consiglio potrebbe richiedere ulteriori vincoli e i singoli governi potrebbero imporre ai propri cittadini un test o un periodo di isolamento.
Come racconta La Stampa, gli eurodeputati hanno poi posto l’accento su test “universali, accessibili, tempestivi e gratuiti” per evitare discriminazioni tra chi riceve il certificato (gratuito) avendo fatto un vaccino gratuitamente e chi ogni volta dovrà fare un tampone, a pagamento. Un altro tema è quello del tipo di vaccino che sarà riconosciuto: la proposta iniziale di considerare immuni i cittadini vaccinati con i sieri riconosciuti dall’Ema ma il margine di discrezionalità potrebbe essere esteso a tutti gli antidoti riconosciuti dall’Oms.
In Italia Pasquale Stanzione, presidente dell’Autority per la protezione dei dati, pone ulteriori dubbi sulla fattibilità di un certificato vaccinale. In un’intervista a La Stampa spiega: “Così com’è, la norma non circoscrive sufficientemente l’ambito di utilizzo dei pass, con il rischio di interpretazioni, magari in buona fede, che però abbiano l’effetto di estenderne indebitamente il perimetro. Non vi è una chiara definizione dei protagonisti del trattamento (titolare e responsabile in particolare) necessaria invece, a tacer d’altro, per l’esercizio, da parte degli interessati, dei diritti loro riconosciuti dalla disciplina privacy. Inoltre, la previsione di due modelli diversi di pass a seconda che siano tampone negativo o da guarigione o, invece, da vaccino andrebbe sostituita dall’indicazione della sola scadenza temporale del certificato. Vanno poi introdotte garanzie adeguate alla natura dei dati trattati, che sono sensibili”.
Dunque, “la funzionalità del pass rischia di essere pregiudicata non già dalle richieste di modifica del Garante, ma dalle lacune della norma che auspico possano essere colmate, almeno in sede di conversione del decreto legge”.