Allo Spallanzani di Roma, dove da dicembre si somministra il siero Moderna, i ricoveri in terapia intensiva si sono dimezzati grazie all’avvio della campagna vaccinale: “Da 70 posti in terapia intensiva dei mesi peggiori oggi siamo scesi a una trentina. Vediamo calare gli anziani. Sono i primi effetti dei vaccini”, spiega il direttore scientifico Vaia.
Anche l’assessore alla Salute Alessio D’Amato, conferma il buon andamento della campagna vaccinale nel Lazio: “Siamo al 23% della popolazione immunizzata, rispetto al 19% di media nazionale”, spiega.
Come racconta Repubblica, le terapie intensive sono passate da 3.500 posti occupati a 3.012: “Un bene perché in questi reparti c’è il rischio di contrarre tanti altri microrganismi. Non sappiamo con chiarezza quante vittime del Covid avessero anche altre infezioni. Ma sarebbe importante studiarlo, per capire come mai abbiamo tanti decessi”, continua Vaia.
Sui vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson, a cui ora molti cittadini guardano con diffidenza, il direttore scientifico dello Spallanzani spiega a Repubblica che sono altrettanto validi e “lo dimostra l’Inghilterra che ha vaccinato la popolazione in modo massiccio”.
Ancora, secondo Vaia andrebbero sfruttati tutti gli antidoti, anche quando non sono efficaci al 100%, perché aiutano comunque a prevenire le infezioni gravi: “Prendiamo un vaccino non ritenuto tra i più efficaci, il cinese Coronavac della Sinovac. È usato in Cile, dove la campagna di immunizzazione procede a buon ritmo, eppure c’è una ripresa dei casi. Coronavac protegge dall’infezione sintomatica nel 67% dei casi, ma dal ricovero in terapia intensiva nell’89% e dalla morte nell’80%. Con dati così, tutti i vaccini di efficacia documentata e approvati andrebbero usati”.