Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia concorda con la volontà di Matteo Salvini di posticipare il coprifuoco almeno alle 23: “A me spiace perché quando fai questi discorsi ti tocca fare la figura dell’irresponsabile. Io non lo accetto, perché sono molto preoccupato. Una cosa è certa: dal punto di vista tecnico, più si chiude meglio è. Se restiamo serrati in casa, difficilmente ci contageremo. E come con le strisce pedonali: se le togli, non avrai più gli investiti sulle strisce. Ma non abbiamo bisogno dei tecnici per sentircelo dire”.
“Nessuno vuole negare l’evidenza. I contagi, che peraltro in Veneto in questo momento arretrano, sono un fatto. Soltanto, ci saremmo aspettati un nuovo corso, quello della convivenza con il virus. Qui non ci sono guelfi e ghibellini, aperturisti e chiusuristi. Ma c’è un’obiettività e un buon senso che ci portano a fare alcune considerazioni – spiega Zaia in un’intervista al Corriere della Sera – Se ci catapultiamo al 22 aprile di un anno fa, eravamo ancora in lockdown. Da noi, le terapie intensive e i contagi erano più alti di oggi. Nonostante il lockdown. Eppure, con coraggio, abbiamo tutti avuto ben chiara la visione delle riaperture. Oggi, meno. In una situazione molto diversa, senza un lockdown, per alcuni settori cruciali non immaginiamo una ripartenza”.
È inspiegabile per il presidente del Veneto che alcune attività possano ripartire, come lo sport di squadra, ma altre no, come le palestre: “Se si autorizza l’apertura dalle 5 alle 18 dei ristoranti dall’1 giugno, significa che il virus in quelle ore sia a riposo? E come facciamo a spiegare che dal 26 aprile si possono fare gli sport di squadra e poi le palestre, dove lo sport è individuale, restano chiuse? E perché dal 26 si possono aprire i cinema e non le altre attività simili? Per questo non vedo la mediazione politica”.
Le nuove regole rischiano anche di far saltare la stagione estiva. Al Corriere della Sera, Zaia spiega: “Chi viene in Italia se sa che c’è il coprifuoco? E ancora: non ci sono certezze sulle quarantene e gli obblighi a carico dei turisti. Mentre tenere i parchi tematici chiusi fino a luglio, significa partire con il freno tirato. Il decreto poteva essere un grande occasione per dire al mondo che l’Italia c’è. E del resto, l’estate scorsa non è stata un dramma. Se il mondo pensa che qui sia tutto chiuso, andrà in Grecia. Senza nemmeno bisogno che facciano le isole Covid free”.