Tra due giorni, il 24 aprile, si commemorerà il genocidio subito dalla popolazione armena per mano dei turchi. Sebbene il leader Erdogan cerchi di negare l’avvenuto e chiunque parli di “genocidio” in Turchia rischi una condanna ad anni di carcere, sono un milione e mezzo gli armeni che hanno perso la vita.
Come racconta Il Giornale, Medz Yeghern (il Grande Male) è cominciato già dalla fine dell’800 quando l’impero ottomano aveva cominciato ad attuare il progetto dello sterminio delle minoranze non solo armene, ma anche greche e assire.
Paolo Kessisoglu, attore e conduttore tv di origini armene, ha lanciato l’iniziativa Io sono armeno: “È uno strumento video, che ho ideato e prodotto insieme al mio amico ed ex ambasciatore armeno in Italia Sargis Ghazaryan, a Desirée Restuccia e con la collaborazione di Sonia Chiarotto, che raccoglie volti e voci di 40 armeni d’Italia per farci conoscere e riconoscere. La loro testimonianza vuole ricordare agli italiani il valore della nostra presenza, l’orgoglio di un popolo antico con la sua identità cristiana. E purtroppo dobbiamo anche ricordare a chi non lo sa che il negazionismo, in particolar modo quello turco, uccide ancora”, spiega a Il Giornale.
“Gli armeni sono pochi e non intendono prevaricare nessuno. Mentre Erdogan ha avuto il coraggio di dire in una seduta parlamentare che l’intento turco è “finire quello che i nostri nonni non hanno portato a termine”. Un linguaggio agghiacciante, ed è triste che l’Europa resti a guardare mentre la Turchia usa la sua potenza per tradurlo in atti violenti. È giusto che di questo si parli, e che il governo italiano prenda posizione”, afferma Kessisoglu.
Con il suo progetto, il conduttore spera di richiamare l’attenzione sul popolo armeno che è vivo e fiero: “Il desiderio, al di là della ricorrenza che pure è importante, è soprattutto quello di far conoscere il popolo armeno come un popolo vivo. Nella percezione comune è un popolo sterminato e disperso, o magari sconfitto dagli eventi come nel caso del terribile terremoto che fece strage nel 1988: insomma gli armeni sono visti come persone occupate a piangere le proprie disgrazie storiche. Invece noi siamo un popolo forte, e fiero di partecipare alla vita sociale, politica ed economica anche dell’Italia”.