“Se questa è una guerra, e lo è, i vaccini sono le munizioni”, lo afferma il governatore della Regione Veneto Luca Zaia: “Dall’Unione europea noi abbiamo avuto solo zavorre, vincoli che ci stanno trascinando negli abissi. Da noi ci sono imprenditori che sarebbero pronti a cogliere una ripresa che già esiste”.
“In primo luogo, i primi a vaccinare saranno coloro che per primi usciranno da questa tragedia sanitaria ma anche economica. Guardi il presidente Biden: appena eletto, non ha parlato di scudi spaziali bensì ha detto che la priorità negli Usa sarebbe stata di cento milioni di vaccini nei primi cento giorni. Oggi, dobbiamo prendere atto che ci sono comunità nel mondo che saranno pronte prima di noi. In Gran Bretagna hanno già vaccinato oltre il 40% della popolazione, in Israele sono sostanzialmente tutti coperti… Noi, purtroppo, no”, spiega Zaia in un’intervista al corriere della Sera.
Sulla campagna vaccinale della sua Regione, il presidente si dice soddisfatto anche se, ancora una volta, lamenta la mancanza di dosi: “Credo che siamo quelli che in Italia vaccinano di più. Con questa settimana finiamo gli ultraottantenni e siamo circa alla metà degli ultrasettantenni. Tra medici e ingegneri gestionali, abbiamo messo insieme una macchina capace di fare al minimo 30, 35 mila vaccinazioni al giorno e, tirata al massimo, può farne 80 mila. Potremmo vaccinare l’intera popolazione in un mese e mezzo, ma appunto ci mancano le munizioni. Cioè, i vaccini”.
Il presidente Zaia aveva già annunciato di essere stato contattato per nuove forniture di siero contro il Covid-19: “A me continuano ad arrivare segnalazioni del fatto che sul mercato i vaccini ci siano: mi pare strano che in una situazione di penuria, ci sia chi può offrire vaccini. Mi pare anche strano che ci siano paesi che non lamentino questa situazione di scarsità, che in Europa dovrebbe essere di tutti. Chi lo sa? Forse i contratti europei li stiamo rispettando soltanto noi. Ma i risultati negativi li tocchiamo con mano tutti i giorni e questo non va bene”.
Sulle riaperture che vengono richieste a gran voce, ora anche con diverse proteste in piazza, il governatore veneto sostiene che è fondamentale essere prudenti, ma anche ipotizzare di sfruttare gli spazi all’aperto: “Prudenza sempre, ma è anche vero che molto è cambiato rispetto al marzo 2020: le terapie intensive sono raddoppiate, esistono protocolli di cura che prima non c’erano, dispositivi di protezione che non avevamo, una diagnostica e conoscenze di cui non disponevamo. E poi, ci sono gli anticorpi monoclonali, oltre che le vaccinazioni. E dunque, è umano e logico prevedere una nuova forma di convivenza con il virus”.
Sui bar e ristoranti, Zaia propone di sfruttare i dehors: “Per esempio, l’assembramento è un rischio, ma probabilmente non lo è nei locali che hanno i dehors o gli spazi all’aperto. Però, quello che è indispensabile è la collaborazione di tutti: mascherina, non assembramento e igiene delle mani, insieme valgono quanto un lockdown. Ovvero, si passa a una responsabilità collettiva ad una responsabilità soggettiva in capo ad ognuno di noi”.