La prima tranche dei fondi europei dovrebbe arrivare a luglio ma ci sono diverse situazioni di stallo che rischiano di compromettere l’erogazione nei tempi stabiliti.
Al momento hanno ratificato il piano in 17 Paesi. Manca, tra gli altri, la Germania dove Bernd Lucke, ex fondatore della Afd, ha fatto ricorso presso la Corte Costituzionale che deve ancora pronunciarsi, e potrebbe farlo in due momenti diversi per dare provvisoriamente il via libera alla “legge sui mezzi propri” necessaria per l’approvazione del Fondo. La Corte tedesca potrebbe limitare il via libera al periodo della pandemia e ostacolare così lo sviluppo degli Eurobond permanenti.
Come racconta Repubblica, ci sono altri processi di ratifica che cominciano a destare sospetti, tra cui quello della Polonia: il governo Morawiecki non ha più la maggioranza e il partito di ultradestra del ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro non lo voterà a favore. Il governo sta cercando la strada del dialogo con l’opposizione che però potrebbe essere tentata dal votare contro per far cadere così l’esecutivo.
In Ungheria, la maggioranza del sovranista Viktor Orbàn non ha ancora fissato una data per il voto, mentre in Austria il benestare era atteso per gennaio, ma, secondo i media, potrebbe arrivare la ratifica del governo entro aprile e metà maggio il via libera parlamentare.
Ancora, sempre in Est Europa, c’è la Romania, dove serve una maggioranza dei due terzi del Parlamento e al momento il governo non è certo di averla.
Guardando al nostro caso, la preoccupazione è la consegna nei tempi del piano, che oltretutto è il più corposo in quanto l’Italia è il primo beneficiario dei fondi. Bruxelles chiede da tempo di consegnare quanto prima il PNRR per avere il tempo di esaminarlo, ma, complice il cambio di esecutivo, l’Italia lo consegnerà con ogni probabilità a ridosso della scadenza.
