“Ogni settimana che passa perdiamo pezzi di Pil e non ce lo possiamo permettere”, lo sostiene il ministro per il Turismo Massimo Garavaglia. Il leghista ha ipotizzato la data del due giugno per la riapertura e la ripartenza dell’Italia: “Quando ho parlato del 2 giugno facevo riferimento alla più importante festa nazionale, ossia quella della Repubblica. In Francia ad esempio hanno indicato il 14 luglio. Mi riferivo a una data finale entro la quale mi auguro sia aperto tutto o quasi tutto. Ovviamente dipende dal piano vaccinale”.
Sulle attività come cinema e teatri, che hanno chiuso le porte da ormai un anno, Garavaglia in un’intervista a La Stampa spiega: “Le proposte noi le abbiamo fatte. Parleremo in settimana con chi di dovere e penso che si potrà iniziare a dare delle date settore per settore, con dei protocolli che possono essere più stringenti in una fase iniziale e diventare più larghi con il passare del tempo”.
Il ministro è un sostenitore del passaporto vaccinale: “I tempi dell’Europa non sono ancora certi, si parla di 15 giugno. Secondo noi bisogna anticipare un po’ per garantire la circolazione nei tempi giusti e per programmare la stagione estiva. Cosa prevede il green pass? Se sei vaccinato o no, se hai avuto il covid e quindi hai gli anticorpi, se hai fatto il tampone. La condizione del tampone è la più semplice perché comunque, nelle more della vaccinazione, ti può consentire una circolazione e una mobilità in sicurezza”.
La Grecia sta portando avanti una campagna di comunicazione per attirare i turisti e farli arrivare in isole Covid free, idea che vuole portare avanti anche il governatore campano Vincenzo De Luca: “Si può fare ed è anche opportuno farlo perché se lo faranno gli altri e noi no, lo svantaggio diventerà enorme. Se la Grecia dice che aprirà il 15 maggio a patto che si abbia il tampone negativo, oltre a garantire isole covid free, mentre noi stiamo fermi, allora perderemo di competitività”.
Sul fronte vaccini, da cui tutto dipende, Garavaglia spiega: “L’Europa non ha dato il massimo di sé. È evidente che in prospettiva dobbiamo avere catene di produzione in Europa e in Italia. Si tratta di una produzione strategica per gli anni a venire. È come se non avessimo più l’acciaio in Italia. Non possiamo dipendere sempre dalle produzioni extraeuropei. Stiamo puntando pure a fare vaccini made in Italy. Ci sta lavorando Giorgetti”.