I più giovani sono per ora rimasti indenni alle gravi complicanze del Covid, un virus che colpisce in modo più duro gli anziani. Ma se da un punto di vista fisico, non hanno subito grandi contraccolpi, è il lato psicologico quello più provato.
Con un anno di didattica a distanza, attività fisiche interrotte, passeggiate con gli amici vietate, sono esplosi i casi di depressione, crollo della concentrazione e dell’autostima, ansia, autolesionismo.
Come racconta il Corriere della Sera che mostra alcune delle analisi fatte in Italia e nel mondo, uno studio sui pronto soccorso pediatrici di Torino, Cagliari e di altri 21 ospedali in dieci Paesi diversi durante la prima ondata di Covid, pubblicato su “European Child and Adolescent Psychiatry”, mostra che si tratta di una tendenza diffusa in tutto il mondo. Gli accessi ai pronto soccorso per atti di autolesionismo sono passati dal 50% al 57% tra marzo e aprile 2020.
Francesca Maisano, psicoterapeuta dell’età evolutiva del Fatebenefratelli di Milano, spiega che i giovanissimi reagiscono in modo diverso a questi mesi di restrizioni: “I maschi con un aumento di aggressività verso il resto della famiglia. Le femmine con un attacco al corpo spesso correlato a scarsa autostima”.
Un altro episodio che mostra il disagio dei ragazzi chiusi in casa è l’aumento delle prescrizioni di metilfenidato, un farmaco contro i disordini di attenzione prescritto solo da specialisti all’interno di un percorso di terapia: 8% di dosi in più a dicembre 2020. Il Covid non ha fatto altro che accentuare e aggravare degli stati d’animo pregressi, basti pensare che già nel 2019, prima della pandemia, il consumo annuo del farmaco era aumentato del 21%.