La Cina controlla i cittadini con una rete di sorveglianza ed un enorme data base, in cui raccoglie foto e informazioni su tutti; chi appartiene alla minoranza degli uiguri è considerato pericoloso e inserito in una categoria specifica.
È emerso da un database dell’Ufficio di Pubblica sicurezza di Shanghai, da cui è stato sottratto un file da alcuni hacker e inviato alla società di cybersicurezza australiana Internet 2.0.
Come racconta Repubblica, nel file vi è una blacklist chiamata “sospetti terroristi” e oltre nove su dieci sono uiguri. Complessivamente compaiono 10mila nomi, in buona parte dello Xinjiang ma non tutti. Ci sono, infatti, migliaia di stranieri, tra cui 84 italiani, di cui viene appuntato il giorno di arrivo in città.
Non è ancora chiaro come venga assegnata l’etichetta di “sospetto terrorista”, considerando che ci sono anche nomi di minorenni o che un individuo può riceverla perché è “un nuovo utente Internet uiguro a Shanghai”.
Pechino ritiene che la sua sia una legittima campagna di “formazione professionale” e lotta al terrorismo, dopo gli atti compiuti da alcuni gruppi islamici radicali. Mentre molti Stati, primo gli Stati Uniti, condannano le repressioni ai danni degli uiguri. Anche l’amministrazione Biden ha confermato la definizione di genocidio data da Trump.