Sono state sistemate le “lacune nel sistema politico di Hong Kong” secondo quanto annunciato dal Partito comunista cinese: da oggi solo “i patrioti che amano la Madrepatria cinese e sostengono il suo governo centrale” potranno candidarsi al Legislative Council. Sarà istituita una commissione ad hoc che dovrà indagare sul patriottismo e accettare o meno le candidature.
Come racconta il Corriere della Sera, con la nuova riforma, Pechino vuole eliminare ogni tipo di opposizione. Dal punto di vista tecnico vengono ridotti a 20 (da 35) i parlamentari eletti dalla popolazione, e salgono a 90 (da 70) i deputati: 40 scelti dalla commissione di saggi filo-cinesi e gli altri 30 dalle corporazioni economiche della città sempre favorevoli al governo di Pechino per interessi commerciali. In questo modo potranno essere solo venti, e quindi una netta minoranza, le voci di opposizione scelte dai cittadini.
Ma con l’introduzione di una commissione giudicante il livello di patriottismo, la stretta è ancora più forte e viene eliminata di fatto ogni forma di dissenso.
Ancora, è stato introdotto un cambiamento anche per la nomina del Chief Executive Officer, il governatore del territorio. Eletto prima da 1200 notabili, tra cui 117 consiglieri eletti dalla popolazione. Il Comitato è stato allargato a 1500 per disperdere ulteriormente i voti dei consiglieri del quartiere che saranno in futuro direttamente cancellati dal gruppo.