Internazionale

La moschea di Strasburgo divide la Francia

La moschea di Strasburgo divide la Francia: il consiglio comunale ha deciso di finanziare il progetto di ampliamento dal valore di 2,5 milioni di euro, ma il ministro dell’Interno francese ha denunciato la decisione su Twitter: “La sindaca verde di Strasburgo finanzia una moschea sostenuta da una federazione che si è rifiutata di firmare la carta dei principi dell’Islam di Francia e che difende un islam politico”.

Questo perché la moschea è gestita dalla Confederazione islamica Millî Görüş (CIMG), fondata negli anni 60, che conta 150mila aderenti e gestisce circa 600 moschee in Europa, di cui 71 in Francia. La Confederazione difende posizioni conservatrici ed è accusata di essere controllata dal presidente russo Erdogan. Oltretutto non ha firmato la Carta dei principi per l’Islam di Francia, voluta da Macron per contenere il radicalismo islamico.

Come racconta The Post, lunedì 22 marzo il consiglio comunale di Strasburgo, guidato dalla sindaca Jeanne Barseghian del partito verde e di sinistra Europe Ecologie-Les Vert, ha approvato la sovvenzione pubblica per il progetto che Le Monde ha definito gigantesco: in tutto costerà 32 milioni di euro, di cui 25,6 milioni solo per la moschea e il resto per la creazione di un centro di ricerca, di un museo, di un centro commerciale e di un ristorante.

Il ministro dell’Interno ha chiesto al prefetto Josiane Chevalier del Basso Reno, il dipartimento dove si trova Strasburgo, di sottoporre la delibera comunale al giudice amministrativo.

In Francia vige una legge dal 1905 che sancisce la separazione tra Chiesa e Stato e vieta allo Stato di finanziare i luoghi di culto. L’Alsazia, la regione di cui Strasburgo è capoluogo, non rientra in questa normativa perché, quando approvata, era di dominio tedesco. Qui vige un concordato che organizza i culti (cattolico, luterano, riformato ed ebreo, e dal 1999 anche quello islamico), e permette allo Stato di finanziare i culti e il 10% degli edifici religiosi può essere sovvenzionato dallo Stato.

La sindaca di Strasburgo ha invitato lo Stato ad esprimersi chiaramente, dichiarando: “Se il ministero dell’Interno ha qualcosa da condividere con noi, lo faccia. Se questa associazione presenta simili rischi, perché il governo non l’ha mai sciolta?”.

Il ministro dell’Interno Darmanin incontrerà nei prossimi giorni il presidente del Consiglio francese della fede musulmana per trovare una soluzione.

Redazione

 

 

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