“Dal presidente Draghi ci aspettiamo una svolta che non c’è ancora. Ci aspettiamo quel coraggio responsabile con cui nel 2012 salvò l’Unione monetaria europea, dichiarando il famoso “whatever it takes”. Ma questa volta deve farlo per salvare le nostre imprese. Che poi vuol dire salvare l’Italia”, lo afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.
“Per trovare un anno peggiore del 2020 bisogna risalire più o meno al 1944. L’anno scorso sono andati persi quasi 130 miliardi di consumi, circa duemila euro a testa. Tra gennaio e febbraio di quest’anno c’è già stato un crollo di 20 milioni di presenze in Italia. Il lockdown di marzo-aprile rischia di causare una perdita di oltre 15 miliardi di euro, oltre la metà per alberghi e ristoranti. Questi ultimi, tra marzo e le giornate di Pasqua, non incasseranno circa 2,8 miliardi”, spiega Sangalli in un’intervista al Corriere della Sera.
La richiesta di Confcommercio è quella di aiuti più cospicui, ma soprattutto un ritorno in tempi brevi alla normalità: “Tutti gli imprenditori, si aspettano non solo un più robusto sostegno in tempo zero, ma anche la prospettiva di un ritorno alla normalità perché altrimenti non-ce-la-si-fa. Il sistema imprenditoriale non regge più. Servono indennizzi più adeguati, più inclusivi e più tempestivi. E poi c’è un problema legato ai costi per le imprese rimaste chiuse: dalle locazioni ai finanziamenti. Chiediamo che possano essere sospesi, almeno fino a quando le imprese non potranno ripartire in piena normalità”.
Un aspetto fondamentale su cui spingere e che potrà portare alla svolta sono i vaccini: “Proponiamo di superare il modello “più chiusure”, puntando su “più vaccini”. Per il decollo della campagna vaccinale, le nostre associazioni e le nostre imprese sono pronte a fare la propria parte. E poi c’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.