“A distanza di un anno esatto dal lugubre corteo di bare che uscì da Bergamo sugli autocarri dell’esercito, pare che anche noi ci siamo abituati a questa strage giornaliera, che sembra ormai una ripetitiva cronaca di eventi marginali”. Lo scrive Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia, nel suo editoriale su Il Messaggero di oggi, 18 marzo, istituita come Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19.
Siamo ormai assuefatti, spiega Nordio, alla limitazione delle relazioni sociali, alla didattica a distanza, alla chiusura dei ristoranti, alla riduzione delle prestazioni ospedaliere, o al fallimento di varie attività. Se non assuefatti, siamo rassegnati con passività. “Uno degli esempi più significativi è costituito dall’abbandono di alcuni diritti costituzionali, a cominciare da quello di movimento. Un Paese che si era sbranato sulla legittimità di trattenere per pochi giorni a bordo di una nave alcuni immigrati irregolari, ha disciplinatamente subito una generalizzata e rigorosa semidetenzione domiciliare”, scrive Nordio.
A questa parvenza di vita ci siamo abituati: “La necessità non conosce legge, e al resto provvede, appunto, l’abitudine. Anche a quella dell’elenco dei morti, l’anno scorso rappresentato dalle bare di Bergamo e oggi relegato all’interno dei giornali come un ordinario bollettino atmosferico”.
Proprio per questo il blocco del lotto di AstraZeneca ha risvegliato invece le nostre coscienze: “Anche se, nella peggiore delle ipotesi, peraltro improbabile e tutta da dimostrare, i casi di trombosi fossero connessi alla somministrazione del vaccino, avremmo circa un decesso per ogni milione di dosi erogate. Si tratta di un rischio enormemente inferiore, tra l’altro, a quello di tanti esami invasivi cui doverosamente ci sottoponiamo, su universale suggerimento dei medici, per prevenire malattie altrimenti incurabili. Niente da fare. L’abitudine ai decessi realmente cagionati dal Covid è stata compensata, come in una sorta di vasi comunicanti, con il timore di letalità presunta del vaccino. Con la conseguenza che la sua somministrazione è stata sospesa”.