“Ritengo controproducente farsi guidare da qualsiasi considerazione geopolitica quando si tratta della vita e della salute dei cittadini”, lo sostiene Sergey Razov, l’ambasciatore della Federazione russa in Italia.
“La lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze. I vertici della Russia hanno ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a qualsiasi forma di cooperazione con i partner europei nella lotta alla pandemia e nella campagna vaccinale”, spiega in un’intervista all’Ansa.
Il diplomatico nega qualsiasi tipo di imposizione del siero russo Sputnik in Europa: “Ne approfitto per chiarire definitivamente un punto: non abbiamo alcuna intenzione di imporre a chicchessia i nostri prodotti. A questo proposito, francamente, suscitano vero sconcerto le interpretazioni comparse su alcuni media italiani a proposito di una sorta di offensiva diplomatico-propagandistica per introdurre il vaccino russo e addirittura di una ‘colonizzazione vaccinale’ dell’Europa da parte della Russia. Il coltivare delle fobie, inclusa la russofobia, è una cosa poco producente. Ancora una volta responsabilmente dichiaro che noi non imponiamo nulla a nessuno”.
È notizia di pochi giorni fa che la prima azienda in Europa che produrrà Sputnik è in Italia, precisamente in Brianza, e ciò ha suscitato entusiasmo di chi vorrebbe che il siero, già approvato in diversi paesi del mondo, compresa San Marino, venisse usato anche in Italia, ma dall’altra ha creato anche diverse polemiche. “L’intesa tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech, i cui impianti di produzione sono situati sul territorio della regione italiana della Lombardia, e il Russian Direct Investment Fund è il risultato di negoziati diretti. Per quanto riguarda il ruolo dell’ambasciata, posso dire che noi, nei limiti delle nostre competenze, prestiamo il massimo sostegno allo sviluppo della collaborazione italo-russa nella battaglia contro l’infezione da coronavirus, ma non siamo coinvolti, in nessuna forma, in trattative commerciali”.
In merito alle accuse di Bruxelles che il siero non è prodotto a sufficienza neanche per coprire tutti i cittadini russi, l’ambasciatore spiega all’Ansa: “In Russia lo Sputnik V è prodotto in sei fabbriche farmaceutiche. La domanda interna del farmaco è soddisfatta completamente. Si sta organizzando la produzione in 10 siti internazionali, tra cui Bielorussia, India, Cina, Brasile e Corea del Sud. Nove stati europei, tra i quali anche alcuni membri della Ue, hanno approvato individualmente l’utilizzo di Sputnik V senza aspettare il completamento della registrazione del farmaco russo presso Ema. Nel complesso, il vaccino russo è stato approvato da 49 paesi con una popolazione globale superiore a 1,3 miliardi di persone”.