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Con la pandemia crollano i trasferimenti nelle grandi città

Le città metropolitane italiane, dove vive il 16% della popolazione, hanno subito un calo dei residenti ormai da cinque anni a questa parte. Eccezion fatta per Bologna e Milano, che hanno registrato un trend in crescita dal 2015 al 2020, rispettivamente del 2,3% e 4,1%. In media la popolazione delle città italiane è scesa del 2,4% rispetto a ottobre 2015. Le città a perdere maggiormente sono state Catania (-6,4%), Firenze (-5,6%), Messina e Reggio Calabria. La pandemia non ha fatto altro che accentuare questo trend.

Come racconta il Sole 24 Ore, tra i fattori di influenza, c’è l’aumento dei decessi per mano del Covid-19. Tra gennaio e ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si è registrato nelle 15 città metropolitane un incremento dei decessi dell’8,9%, la maggior parte si sono verificati nelle città più densamente popolate.

Oltre ad una variazione tra decessi e nascite, queste da anni in calo, il Covid-19 ha influito anche sui cambi di residenza. Nelle città metropolitane le iscrizioni all’anagrafe sono crollate in media del 23% e le cancellazioni dell’8,7%. Tra gli elementi che hanno causato questo trend, il costo alto della vita e le “migrazioni di ritorno”, ovvero cittadini che decidono di far rientro nel loro paese di origine. Ancora, nel caso di Firenze, Enrico Conti, consigliere comunale con delega alla statistica, spiega al Sole 24 Ore che l’esodo dalla città è dovuto alla “trasformazione in modello Airbnb”. I fiorentini preferiscono spostarsi fuori città e affittare le proprie case ai turisti.

Bologna è l’eccezione che conferma la regola: dal 2015 al 2020 ha registrato il 2,5% di residenti in più. Tra le ragioni, l’università, la centralità della città, ben collegata con il nord produttivo e il resto d’Italia, e l’accoglienza che contraddistingue i cittadini bolognesi.

Redazione

 

 

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