“Questa crisi è la conclusione di tutte le difficoltà di questo periodo, il premier non ha saputo imparare dai propri errori”, parla così Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, in una web interview a LaChirico.it. “E’ mancata la visione strategica, è mancato un programma. Troppo ampio il divario tra le parole e i fatti, tra ciò che veniva affidato alla comunicazione e ciò che effettivamente si realizzava”, ha dichiarato il professore Cassese.
“Il 60 percento dei decreti attuativi che servivano per dare attuazione ai decreti legge approvati con grande urgenza non sono stati ancora adottati. Ecco allora la contraddizione, o la grande ipocrisia, di un governo che produce una raffica di decreti legge, ne chiede la conversione al Parlamento ma poi non dà attuazione alle norme approvate. Ciò evidenzia una scarsa capacità realizzativa che non dipende dalla burocrazia ma dal governo e dalle strutture che lo assistono”.
Come si risolverà l’attuale crisi di governo? “Non so interpretare il ruolo degli uccelli nel cielo e non sono un buon profeta, tutte le soluzioni sono aperte, in Italia siamo maestri nella gestione delle crisi. Potrebbe nascere un Conte due-bis, cosa diversa dal Conte tre, oppure un governo con la stessa maggioranza ma una diversa compagine governativa, potrebbe formarsi un governo di unità nazionale, o per la salvezza nazionale, tutto è parzialmente possibile, tutti i giochi sono aperti. Importante è rendersi conto che non è la compagine governativa che conta, ma il programma e la qualità delle persone”.
A proposito dei ritardi italiani sul Recovery Plan che al momento non ha ancora una governance definita, il professore Cassese commenta: “Purtroppo siamo a zero, non c’è una proposta di governance dopo che l’iniziale ipotesi è stata messa da parte. Io ritengo che dovremmo partire dall’interno per muoversi verso l’esterno. La pubblica amministrazione italiana ha tante risorse di qualità, si coinvolgano i funzionari più capaci affinché possano diventare agenti del cambiamento, reclutando solo in seconda battuta energie esterne pure importanti”.
Perché la pa rischia la paralisi a causa della cosiddetta “paura della firma”? “Perché esistono sanzioni sproporzionate rispetto alle responsabilità del dirigente o del funzionario che assume una decisione. Serve dosare controllo e quantità in relazione al peso effettivo di ogni decisione. Oggi c’è una sproporzione, le sanzioni introdotte nei reati di mafia sono state estese a reati contro la pa, e tutto ciò influisce sulla serenità di chi sa che potrebbe finire nelle mani di controllori con richieste di risarcimento fino a tre miliardi di euro”.
Nel Recovery plan si destinano 2,7 miliardi alla giustizia. “E’ un tema importante, in questi anni non è stato fatto nulla in questo campo, chi ha fatto il ministro non ha avuto programma, idee, capacità organizzativa. Se è eccellente la qualità e preparazione giuridica dei nostri magistrati, non sempre lo è l’organizzazione del lavoro negli uffici giudiziari, per non parlare della politicizzazione di quel venti percento della magistratura costituito dalle procure”.
In un memorabile discorso, il premier Conte disse di non essere ‘né garantista né giustizialista’. Ma la presunzione di innocenza non è inscritta nella Costituzione? “Certo che lo è, la nostra Costituzione esprime un orientamento netto sul punto. È bene però abbandonare termini come giustizialista o garantista, la giustizia deve essere una cosa normale”.
E’ tempo di voto anticipato? “La reputo una ipotesa improbabile perché questo Parlamento potrebbe eleggere il futuro presidente Repubblica e non si lascerà sfuggire questa occasione. E poi alle prossime elezioni quattrocento persone dovrebbero lasciare Montecitorio e Palazzo Madama. Il voto anticipato però non sarebbe neanche auspicabile nelle attuali condizioni sanitarie che indurrebbero molte persone a non partecipare alla votazione. E noi abbiamo bisogno invece di incentivare il voto”. Dobbiamo dunque augurarci che i partiti trovino una soluzione in queste ore. “Credo che sia l’augurio di tutti”.
Ma quando si fa il suo nome come futuro capo dello Stato lei che impressione ne ha? “Mi preoccupa molto, vuol dire che non vengono tenute presenti tante altre energie migliori”.