Luca Ventre è entrato lo scorso primo gennaio dentro l’ambasciata italiana a Montevideo intorno alle 7.07 e dopo 37 minuti ne è uscito privo di sensi. Secondo quanto dichiarato ufficialmente, è morto alle ore 8.30 in ospedale.
Fa irruzione nell’ambasciata scavalcando il cancello per parlare con un funzionario per chiedere di tornare a casa. Sta attraversando un momento difficile, si è appena ripreso da un brutto incidente e fa uso occasionale di droghe. Subito due vigilantes lo fermano e lo immobilizzano a terra, come dimostrano le immagini delle telecamere di videosorveglianza. In un fermo immagini si nota il viso di Luca sofferente mentre il braccio della vigilanza gli stritola il collo. La presa dura fino alle 7.30.
Come racconta il Messaggero, passano quasi altri 14 minuti fino a quando si apre il cancello ed entrano due poliziotti che sollevano il ragazzo, evidentemente senza sensi, e lo caricano sulla loro automobile, diretta verso Hospital de Clinicas. Procedono in velocità e raggiungono l’ospedale in pochi minuti: arrivano di fronte all’ingresso del pronto soccorso intorno alle 7.51. Ma dalle telecamere si nota che il ragazzo non viene immediatamente ricoverato, ma passano prima 14 minuti. I poliziotti prendono una carrozzella e sistemano il ragazzo che, proprio perché privo di sensi, si accascia all’indietro. Gli agenti lo ricompongono e fanno poi ingresso nell’ospedale dove non ci sono più telecamere. Alle ore 8.30 i medici, dopo aver tentato di rianimarlo, lo dichiarano morto.
Secondo il fratello Fabrizio Ventre, Luca è stato ucciso già dentro l’ambasciata. Fabrizio recrimina l’assenza delle istituzioni, dalle quali si sente completamente abbandonato. Nel frattempo la procura di Roma vuole vederci chiaro e potrebbe iscrivere i vigilantes nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale.