La Brexit ha esentato dai dazi i prodotti agroalimentari, ma con delle regole precise. Per esempio se un ingrediente che occupa più del 30% del peso proviene da fuori Ue, allora il dazio si paga eccome.
È il caso dei ravioli ripieni di gamberi, prodotti in Italia e molto amati a Londra, che utilizzano pesce tailandese, o ancora di un peperoncino ripieno di tonno, acciughe e capperi, ma il cui tonno è del Nordafrica.
Come racconta il Sole 24 Ore, l’unica soluzione è quella di “vivisezionare” ogni alimento per sapere qual è la percentuale di ogni componente, procedura che richiede tempo e risorse. Non è questo l’unico intoppo: esistono anche iter burocratici che mettono in difficoltà le piccole imprese che chiedono aiuto ai grandi distributori.
Il fattore tempo è altrettanto importante: in Inghilterra le dogane si fermano alle ore 18 e quando il venerdì chiudono i battenti, li riaprono direttamente il lunedì. Se un camionista che trasporta le merci fa tardi, è costretto a sostare là un intero weekend.
I tempi di transito delle merci sono aumentati tra il 50% e il 100%, a questi si aggiungono costi ulteriori per iter amministrativi e burocratici, il che scoraggia molte imprese che decidono di rinunciare all’export.