“Mi chiedo: è giusto che un’azienda privata possa decidere di intervenire in questo modo, bloccando il presidente degli Stati Uniti d’America? No, simili decisioni devono essere prese in base a delle leggi votate da un parlamento attraverso un processo democratico”, lo sostiene il commissario Ue per il mercato interno e i servizi Thierry Breton.
La censura ad opera di Facebook e Twitter nei confronti di Donald Trump è un fatto inaccettabile che ha fatto emergere l’esigenza di regolamentare lo spazio digitale. La Commissione aveva infatti presentato a dicembre dei pacchetti di legge, il “Digital Service Act”, per mettere nero su bianco le responsabilità dei colossi del web.
I fatti dell’8 gennaio hanno per Breton cambiato tutto: è nato un prima e un dopo nella storia degli Stati Uniti, ma anche di tutto il resto del mondo, inevitabilmente coinvolto da quando accaduto.
“Con queste regole non sarebbe stato possibile per le piattaforme decidere di bannare Trump, ma probabilmente certi suoi messaggi sarebbero stati bloccati molto prima dell’assalto al Campidoglio sulla base di regole decise dalle autorità pubbliche”, afferma Breton a La Stampa. Con delle leggi precise, le piattaforme si sarebbero dovute assumere le loro responsabilità e sarebbero intervenute per far rispettare le norme.
“Non stiamo facendo queste operazioni contro qualcuno in particolare, ma con il solo obiettivo di fissare norme da applicare a tutti. Regoleranno il mondo digitale per i prossimi 20 anni e nessuno può dire oggi quali piattaforme ci saranno tra 20 anni. Il nostro obiettivo è chiaro: dobbiamo assicurare che quando una società opera nel mercato digitale lo faccia rispettando le regole”, conclude Breton.