A settembre sono stati assunti in 70mila precari nelle scuole per far fronte all’emergenza e alle restrizioni in classe, quali maggiore distanziamento, orari sfalsati e percorsi differenziati. Nessuno di loro, però, ha ricevuto lo stipendio di dicembre, solo la metà ha percepito quello di novembre e almeno un quarto non ha mai ricevuto alcun soldo.
Le criticità stanno nella gestione a monte delle assunzioni. Il governo ha messo a disposizione un miliardo e lo ha distribuito tra gli uffici scolastici regionali che a loro volta hanno assegnato i fondi alle scuole, ma lo hanno fatto ognuno in modo diverso: chi in base al numero di posti, chi in base al numero di ore eseguite, come racconta La Stampa.
Nel contratto iniziale era presente anche una norma che prevedeva l’annullamento dell’accordo in caso di fine del lockdown, clausola poi eliminata vista la reticenza dei docenti. Anna Maria Santoro della Cgil afferma: “I ministeri dell’Economia e dell’Istruzione quantificano in modo sbagliato i costi per retribuire. A novembre, quando le scuole mettono mano al pagamento dei primi stipendi, si accorgono che i soldi non bastano”.
E ancora, in alcuni casi gli stipendi sono stati bloccati per un diverso calcolo di 7 euro sulle detrazioni e così non sono più stati pagati, a dicembre poi le casse delle scuole sono state svuotate e rimpinguate a gennaio per motivi fiscali, in questo modo è saltata per tutti la retribuzione del mese di dicembre.
I ministeri attribuiscono ora le colpe alle scuole per non aver completato le autorizzazioni per i pagamenti. Dopo varie proteste, il governo ha annunciato che oggi ripartirà la procedura dei pagamenti, ma ancora una volta il meccanismo è complesso (dal ministero dell’Economia al portale NoiPa) e i soldi non verranno accreditati prima di fine gennaio.