Con lo smart working è esplosa la smart working economy: boom di acquisti di device per la connettività o tablet per poter adeguarsi alla nuova modalità di lavoro. Dal 2013 al 2019 il numero di smart worker è quadruplicato, passando da 150 a 570mila unità. Durante il primo lockdown di marzo hanno raggiunto anche gli otto milioni, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.
Le vendite di pc hanno avuto un incremento del 13% in tutto il mondo, secondo Gartner e in Italia, in cui il digital divide è ancora una realtà diffusa, si è registrato un record: vendite del + 79%.
Come racconta Repubblica, sono cresciute anche le richieste di connettività e banda larga. Il traffico sulla rete fissa in Italia è cresciuto del 75% e del 40% quello da mobile. I motivi sono non solo lo smart working, ma anche il tanto tempo passato in casa e la didattica a distanza degli studenti.
Non solo acquisti tecnologici, ma anche di arredamento. Le persone hanno dovuto ripensare le loro abitazioni, adibire una stanza a ‘ufficio’ e sono stati tanti gli acquisti di sedie e scrivanie.
Le piattaforme di video conferenza sono impennate: i titoli di Zoom sono cresciuti dai 66 dollari di inizio 2020 ai 377 attuali e 115 milioni di persone usano ogni giorno Microsoft Teams, circa il doppio di chi lo usava lo scorso anno.
Un’altra componente della smart working economy è l’incremento delle richieste di supporto psicologico. Le domande sono aumentate perché le persone hanno visto le loro vite stravolte, hanno cambiato la loro routine, passano più tempo a casa e si sono ritrovate a stretto contatto ogni giorno con i loro conviventi.