“Twitter e Facebook hanno troppo potere e questo è un danno potenziale per la democrazia”, a dirlo è Ian Bremmer, politologo americano e fondatore di Eurasia Group.
Per Bremmer si è trattato di un’azienda privata che ha le proprie regole e le ha applicate, lo considera dunque legittimo, ma per lui ancora più grave è l’arbitrarietà della decisione: “Trump in molte occasioni negli ultimi quattro anni ha diffuso fake news e seminato disinformazione pericolosissima per il Paese. I vertici dei social network potevano agire anche prima eppure hanno atteso che l’aria a Washington cambiasse. Si sono mossi quando al potere sono arrivati democratici. E poi perché Twitter non ha riservato lo stesso trattamento ad altri controversi leader come Khamenei?”, afferma a La Stampa.
I due colossi dei social si muovono “in un regime di monopolio”, il che costituisce un danno per la democrazia, in un paese che è costantemente in campagna elettorale. Servono dunque regole più restrittive.
I fatti di Capitol Hill per Bremmer hanno esasperato un sentimento covato da tempo e neanche Biden riuscirà a guarire l’enorme ferita che si è aperta nella nazione a stelle e strisce: “La nazione è polarizzata. C’è un sentimento anti-establishment radicato da tempo. Trump ha solo accelerato la rapidità con cui l’onda populista si è mossa, ma quella c’era ben prima e non svanisce adesso. In questo clima aggiustare le divisioni e lenire le ferite è una sfida generazionale, non basta un mandato di quattro anni”.