“Abbiamo buoni rapporti con alcuni ministri, ma nel complesso questo è stato un governo molto chiuso su se stesso. Non ci ha dato risposte: zero sul piano Italia 2030 che portammo agli Stati Generali, zero sul piano 2030-2050 che abbiamo presentato all’assemblea generale”, lo sostiene Carlo Bonomi a capo di Confindustria, ormai da mesi molto critico nei confronti del governo e della sua gestione dell’emergenza.
Il Covid-19 oltre ad enormi difficoltà dal punto di vista sanitario, ha generato la peggior crisi dal secondo dopoguerra. In gioco c’è ora un’occasione unica: 209 miliardi dall’Europa con il Recovery Fund. Del Piano nazionale di ripresa e resilienza Bonomi non condivide la struttura: “Siamo molto critici. Si è arrivati ad approvarlo senza dibattito né confronto. Non ci hanno mai interpellati. Quanto alla sostanza, ho cercato di leggerlo più volte ma non ci ho trovato una visione. Non c’è il senso di quale paese vogliamo costruire. Non si parla di come rendere la società più moderna, inclusiva, aperta ai giovani e alle donne. Non c’è un percorso per il Sud – continua al Corriere della Sera – Non sono indicate riforme, obiettivi, indicatori di performance. Quasi non si parla di fisco. Non è il progetto adatto a cogliere un’occasione unica”.
Confindustria da tempo lancia l’allarme sulla crisi, sul calo dei fatturati e sulle tante imprese a rischio. Una volta che terminerà la politica di assistenzialismo con aiuti a pioggia e blocco dei licenziamenti, la realtà sarà ancora più dura. “Mi auguro ci sia un governo disponibile ad ascoltare chi ha dimostrato capacità di far crescere il paese. Se vogliamo la decrescita facile, è un’altra storia. Ma se invece vogliamo aprire la strada della ripresa si può immaginare che l’industria tutta sia una delle voci ascoltate, e non solo nel nostro interesse”.