L’ultimo caso di zoombombing è stato domenica alla presentazione virtuale di un libro sulla Shoah. Il termine è stato coniato per identificare le interruzioni di una video-call o di un webinar con messaggi razzisti o pornografici.
Domenica il Centro di studi ebraici di Torino e l’Istoreto hanno organizzato la presentazione di un libro su un tema a loro caro e una decina di antisemiti hanno fatto irruzione, urlando messaggi di odio quali “Ebrei ai forni”, “Vi bruceremo tutti”, “Dovete morire”, come racconta il Corriere della Sera.
Sono stati subito silenziati dagli organizzatori del meeting e poi eliminati dalla call. La tecnica usata è sempre la stessa: si registrano agli eventi sotto falso nome, fingendo di esserne interessati e dopo poco tempo irrompono con messaggi e immagini scandalose.
Ora è la Polizia Postale che indaga sul caso, che si aggiunge purtroppo ai tanti già avvenuti nei mesi passati.