Londra fortifica le politiche contro il lavoro forzato ed è pronta a bloccare le importazioni di prodotti cinesi se provenienti da zone a rischio. Nello specifico, la misura è rivolta ai campi di rieducazione, della provincia dello Xinjiang, dove diverse fonti testimoniano lo sfruttamento della comunità musulmana degli uiguri.
Le nuove regole impongono alle aziende britanniche di assicurarsi che la loro filiera di produzione sia etica, altrimenti dovranno pagare ingenti multe. In questo modo si rafforza il Modern Slavery Act, la legge contro la schiavitù approvata nel 2015.
A farsi portavoce delle misure il ministro degli Esteri Dominic Raab, avvocato per i diritti umani prima di entrare in politica. Un gruppo di deputati ha poi formato il China Research Group che fa pressioni affinché la linea contro Pechino sia ancora più dura: chiede che vengano bloccati gli accordi commerciali con i paesi colpevoli di genocidi o simili crimini.
Altri ancora chiedono delle sanzioni mirate ad esponenti del governo cinese responsabili della gestione dei campi di lavoro. Già a luglio, Londra aveva emesso sanzioni contro singoli accusati di abusi dei diritti umani in Russia, Arabia Saudita, Myanmar e Corea del Nord, ma la lista è in continuo aggiornamento come ha dichiarato il ministro Raab.
Come racconta il Sole 24 Ore, la Cina dal canto suo ha negato le accuse e invitato al rispetto delle norme internazionali, tra cui la non interferenza negli affari interni di un altro paese.