“Twitter e Facebook sono dei privati, non possono togliere la parola”, lo sostiene a gran voce il filosofo Massimo Cacciari alla luce della decisione dei due più grandi social network mondiali di bloccare il profilo di Donald Trump dopo i fatti di Capitol Hill.
“Che un politico, costretto per svolgere il suo mestiere a usare questi mezzi, possa averne accesso in base a decisioni del capitalista che detiene assoluto potere su questi mezzi stessi, a me pare inaudito. Dovrebbe esserci un’autorità politica costituita sulla base di procedimenti di legge, come quella per la privacy, un’autorità che sulla base di principi della Costituzione dica Trump non può parlare”, sostiene a Repubblica.
Che Trump non possa e non debba incitare all’odio e alla violenza è per Cacciari dato per scontato, ma non può essere un’azienda privata a deciderlo. Servirebbe allora un codice etico da condividere con tutti coloro che entrano su quella rete, prassi comune in molte aziende. “Stabiliscano delle regole, mi diano un loro codice etico, come c’è nelle imprese, rendano pubblico questo codice in base al quale concedono l’accesso alle loro reti, indichino chi e cosa ha diritto di parola nelle loro reti e cosa no”, spiega.
Serve quindi un’autorità politica che verifica e agisce, punendo e bloccando se necessario, chi non rispetta le norme di quella comunità. “È inevitabile fare politica su questi mezzi, questa è la tendenza storica, inappellabile. Ma è inconcepibile che quei mezzi siano proprietà di un privato che decide o meno il mio accesso al mezzo, senza alcuna possibilità di appello del pubblico, senza alcuna forma di controllo”, tuona Cacciari.