Il carbone ha dato vita alla rivoluzione industriale, alimentato treni e navi e scaldato le case. Nonostante abbia di fatto messo in moto il mondo, il combustibile fossile si sta man mano esaurendo e nella sola Unione Europea le importazioni di carbone per le centrali termoelettriche sono calate di quasi due terzi.
Se si guarda più lontano, agli Stati Uniti, fino a cinquant’anni fa il carbone costituiva il 50% della produzione di elettricità, ma la previsione è che nel giro di dieci anni scenda al 10%, soprattutto considerando l’impegno del neopresidente Biden sugli accordi di Parigi. Anche l’Ue ha l’obiettivo entro trent’anni di raggiungere l’impatto zero sul clima e a basare l’economia sul carbone sarà solo l’Asia, in primis India, Indonesia e Vietnam che lo stanno utilizzando per la loro fase di sviluppo industriale, e la Cina, che ne usa quattro miliardi di tonnellate l’anno.
La storia del carbone è molto antica, come racconta La Verità che ne ricostruisce tutti i passaggi fondamentali.
La prima miniera
La prima miniera di carbone è quella di Fushan, in Cina, dell’anno Mille avanti Cristo. Gli storici credono che il popolo ne facesse già uso nel 3490 a.C.. Estrarre il carbone era però molto difficile, per questo veniva prediletta la legna. Sono gli antichi romani di Britannia che hanno cominciato a bruciare il carbone per purificare il ferro, che serviva per produrre le armi.
Lo sviluppo in Inghilterra
Nel Seicento il consumo pro capite di carbone in Inghilterra era di 200 chili all’anno, che sono diventati 800 chili nel 1750, quando è iniziata la rivoluzione industriale.
Un ruolo chiave lo ha avuto l’ingegnere scozzese James Watt che nella seconda metà del Settecento ha ideato una caldaia che trasformava l’acqua in vapore che, dopo vari tentativi, spostava treni e navi e azionava macchine che estraevano grandi quantitativi di carbone.
Il boom dell’Ottocento
Con James Watt è aumentato l’uso del carbone, ma esisteva ancora un grande limite: il corso del trasporto. Gli inglesi decisero allora di creare una rete artificiale di canali per la navigazione interna, che permise di loro di aumentare la produzione da 5 a 13 milioni di tonnellate annue tra il 1750 e il 1800.
Il carbone veniva usato anche per illuminare le città, con il cosiddetto ‘gas di città’. Thomas Edison ideò un impianto di produzione elettrica alimentato a carbone per dare luce alle abitazioni e si arrivò a fine ‘800 a produrre 800 milioni di tonnellate di carbone.
Nel 1800, i quattro quinti del carbone mondiale erano estratti in Inghilterra con più di un milione di minatori. Questi nel 1912 indissero il primo sciopero nazionale per ottenere il salario minimo di otto scellini al giorno. La manifestazione durò 37 giorni e terminò il 6 aprile, quattro giorni prima della storica traversata del Titanic. Il transatlantico aveva 29 caldaie e bruciava 825 tonnellate di carbone al giorno
Oltre all’Inghilterra, anche Germania, Polonia, Francia, Belgio e Russia diventarono grandi estrattrici di carbone. Nell’Unione Sovietica divenne celebre Aleksej Stachanov che nel 1932 riuscì a raccogliere 102 tonnellate di carbone in cinque ore e quarantacinque minuti (a lui dobbiamo l’espressione ‘stacanovista’).
Un’altra celebre figura è quella di Gerardo Iglesias, ex segretario generale del partito comunista spagnolo, che decise di lasciare la politica per tornare a fare il minatore.
Il carbone oggi
Oggi sempre più paesi sono impegnati nella lotta all’inquinamento e hanno drasticamente ridotto l’uso di carbone. Il Portogallo, per esempio, ci ha rinunciato dallo scorso maggio e Austria e Svezia hanno chiuso le centrali.
L’Agenzia internazionale per l’energia ha stimato nel suo ultimo rapporto di dicembre 2020 che il consumo globale di carbone si è ridotto del 7%, ovvero di oltre 500 milioni di tonnellate negli ultimi tre anni.
L’Eurostat ha calcolato che nel 2019 il consumo di carbone è stato di 176 milioni di tonnellate, pari al 55% in meno rispetto al 1990. Ne sono stati prodotti 65 milioni di tonnellate (-77% rispetto a trenta anni fa).
Oggi, nell’ambito dell’Unione Europea, solo Polonia e Repubblica Ceca proseguono con l’estrazione del carbone. La stessa Gran Bretagna ci ha rinunciato per il periodo più lungo dall’inizio della rivoluzione industriale, non bruciandone neanche un pezzo dal 9 aprile al 10 giugno.