“Il Presidente del consiglio dei ministri “dirige la politica generale del governo”, dispone la Costituzione; non fa il ministro della salute, il ministro delle infrastrutture, il ministro dell’economia e ora anche il ministro della ripresa. Deve operare a un livello superiore, assicurando unità di azione tra i ministri, ora anche con le regioni. Invece, vi sono continui sbandamenti, conflitti con le regioni, va e vieni di decisioni, incapacità di programmare”, queste le parole del giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese sulla gestione dell’emergenza da parte del premier Conte.
Sulla task force ideata da Conte e che ha trovato la disapprovazione dell’ex premier fiorentino Renzi, Cassese non ha dubbi: “Ha ragione Renzi. Per un compito di questa portata non si può fare a meno dell’amministrazione ordinaria, rafforzandola nelle giunture che sono deboli. Invece, si è creata una macchina tutta esterna, salvo chiedere all’amministrazione di agire come soggetto attuatore”, afferma a Libero.
Alla domanda se Mario Draghi si stia preparando per prendere il posto di Conte, Cassese risponde: “Va chiesto a lui. Posso solo dire che ne ha autorevolezza ed esperienza”.
I soldi del Recovery sembrano ancora lontani, ma un grande passo è stato fatto, ovvero il superamento del veto di Ungheria e Polonia sul fronte stato di diritto. “Penso che si tratti di un grande passo avanti dell’Unione europea, merito della fermezza del Parlamento europeo e delle abilità e autorevolezza della cancelliera tedesca Merkel. Se nel secolo scorso vi fossero state possibilità di pressione del tipo previsto dal Regolamento approvato, non avremmo forse avuto né Mussolini né Hitler”.
Sulla bozza del piano italiano di ripresa e resilienza, in circolazione dal 9 dicembre, il giudice emerito afferma: “Mi pare carente per quanto riguarda il principale strumento, la pubblica amministrazione, per la quale sembra che tutto si esaurisca nella digitalizzazione, condita dalla semplificazione. E la motivazione dei dipendenti pubblici? E l’esondazione legislativa? E le troppe responsabilità? E i troppi giudici e organismi di controllo?”.
Sul dibattuto tema del Mes, sostiene: “Bisogna rispondere a due domande. Quali condizioni sono poste al prenditore, lo Stato che ne usufruisce? Quali sono i costi? Se le condizioni riguardano solo il modo di utilizzo (spendere le risorse nel settore sanitario) e se il costo del debito (gli interessi da pagare) è più basso dell’indebitamento sul mercato, lo Stato ha convenienza a prendere i fondi del Mes”.
Come è noto, Cassese non è affatto contento della gestione italiana dell’emergenza sanitaria ed economica. Mancano delle direttive chiare e i continui dpcm, scritti in una lingua incomprensibili ai più, gettano i cittadini in uno stato ancora più confusionale. “Si sta gestendo male, perché c’è poca chiarezza nei rapporti tecnici-politici (perché non si rendono pubbliche tutte le valutazioni del comitato tecnico scientifico?), perché c’è un tira e molla Stato-Regioni, perché c’è poca chiarezza e sovrapposizione di indicazioni sui comportamenti consentiti, quelli vietati, quelli sconsigliati. Capisco che la situazione è difficile. Ma l’azione di governo potrebbe essere più lineare”.
La magistratura italiana è considerata la peggiore d’Europa. Su questo tema, a lui molto caro, Cassese afferma: “Sono attonito, colpito dal silenzio che circonda questo grande problema. Il quadro che si presenta è drammatico. Lentezza dei giudizi. Procure che additano al pubblico ludibrio. Procuratori che esternano giudizi. Persone tenute sotto accusa per decenni. Politicizzazione endogena. I modi di valutazione del Csm, per quello che si è appreso dalle registrazioni, sono sommari, clientelari, personalistici, non considerano il merito. In più, il corpo della magistratura sembra diviso in parti contrapposte. Gli organi che dovrebbero metter ordine, a partire dal Csm, sono silenti”.