“La variante inglese del virus non è giustificata dai dati scientifici: si tratta di sequenze genomiche, ma non c’è dietro alcuna biologia. Non ci sono prove che questa mutazione renda il virus più letale o gli consenta di sfuggire ai vaccini”, lo afferma il virologo Giorgio Palù, docente dell’Università di Padova e presidente dell’Aifa.
Per Palù l’allarme dato dal Regno Unito è stato un eccesso di prudenza, il virus ha già subito molte mutazioni e fino ad ora nessuna è stata correlata ad una maggiore viralità e conseguente letalità. “Preoccupa il fatto che il virus sia mutato più volte sulla proteina S, che è quella su cui agiscono gli anticorpi prodotti dai vaccini. E lo ha fatto in molte zone che aumentano nettamente l’affinità di legame al recettore e favoriscono la fusione del virus alla cellula ospite: in sostanza si tratta di mutazioni che fanno crescere la sua contagiosità. Servirebbe uno studio approfondito e solo a quel punto ci si potrà esprimere sui rischi”, afferma Palù a La Stampa.
Nel frattempo, il virologo si prepara al Vaccine Day, previsto per il 27 dicembre e conferma: “È tutto già definito, il 27 dicembre ci saranno le prime vaccinazioni”. Importante raggiungere l’immunizzazione tra il 65% e il 70% della popolazione, considerato “l’unico modo per proteggere anche chi non si vaccina”.
Sulle restrizioni del Governo per le festività natalizie, il presidente dell’Aifa afferma: “È chiaro che si poteva decidere prima, c’è stata grande esitazione ed eccessiva autoreferenzialità. Bastava tenere presente l’occupazione delle terapie intensive e guardarsi intorno, siamo circondati da una situazione complessa: l’Europa è l’area del mondo che registra maggiore crescita dei contagi. Non era possibile – continua Palù – muoverci liberamente durante le feste, mentre gli altri Paesi chiudevano tutto”.