Tra le conseguenze dell’impennata di Amazon e dell’e-commerce c’è stato l’aumento del consumo di plastica. La rivista Science stima che entro il 2040 nel nostro ambiente ce ne saranno 1,3 miliardi.
Inoltre, tra i 19 e i 23 milioni di tonnellate cubiche, pari all’11% dei rifiuti globali generati nel 2016, sono finite nell’ecosistema acquatico, e, come riporta La Stampa, la stima non farà altro che salire arrivando a 53 milioni nel 2030.
L’associazione non-profit Oceania ha pubblicato un report in cui emerge che Amazon ha usato nel 2019 465 milioni di pound di plastica, equivalenti a 211 milioni di chili, distribuiti su 7 miliardi di pacchi, quindi un pacco per persona in tutto il mondo. I rifiuti prodotti riuscirebbero ad avvolgere 500 volte la circonferenza della terra.
Sempre Oceania parla di 22,44 milioni di pound, quindi 10,18 milioni di chili di plastica finita in acqua: di tratta dell’equivalente di un furgone Amazon per le consegne carico ogni 70 minuti.
Amazon ha rifiutato le accuse, affermando che le stime non sono fedeli. Inoltre si dichiara molto impegnata a ridurre l’impatto sull’ambiente come dimostrano le linee guida per il riciclaggio che forniscono ai loro clienti.
Un sondaggio tra i clienti Prime però ha mostrato che solo l’1,67% degli intervistati segue le raccomandazioni. È la stessa azienda di Bezos ad aver lanciato un messaggio importante. Lo scorso 29 giugno ha annunciato di aver eliminato la plastica monouso in India. Science pensa che questo non basti e che sia sempre più necessaria un’azione globale per ridurre il consumo di plastica.